Sono giorni di chiacchiere e visi nuovi.
E sono giorni belli, perchè nel nostro piccolo, sai che qualche nuovo viso entrerà a far parte dell’Associazione. E quel viso diventerà una persona, quella persona una relazione, una storia, un contatto umano.
Metis è una famiglia. Ed io sono fiera di questa isola che abbiamo a fatica e negli anni costruito.
Poi ti capita un ragazzo, che chiameremo A.
Che si è appena diplomato e da grande “vuole fare l’attore”.
Viene all’appuntamento con la mamma, e già il cuore mio si fa piccolo
al pensiero di quando – diciottenne – mio padre si dava un gran da fare
per aiutarmi a definire il mio futuro.
Recuperava conoscenze improbabili,
colleghi e consigli
che già allora il “mondo dello spettacolo” e del teatro in generale
era una giungla indescrivibile di scuole, scuoline e scuolette più o meno accreditate
e vatti a orientare quando sei figlia di un bancario e una professoressa di matematica
e vieni dal mondo “borghese” che il teatro al più lo guardava in bianco e nero e su raitre
o al massimo al Sistina.
Memorabile fu un incontro
– e veramente non ricordo proprio per quali vie traverse e tortuose tra le amicizie di mio padre –
con un producer che mi disse:
“Sei giovane. Sei bella. Vai con un banchetto fuori da Viale Mazzini e perora la tua causa”
Una sorta di flashmob ante-litteram.
Lo snobbai tanto, tornando affranta al tetto natio.
A distanza – tutto sommato – fu uno dei pochi che un consiglio giusto me lo diede:
sei giovane, sei bella, fai sentire la tua voce.
Poi comunque feci di testa mia.
Non mi presero in una scuola pubblica
(paradossale, il primo anno passai le prime selezioni, da sola,
mi preparò una vecchia attrice che porto ancora nel cuore
che non aveva conoscenze ma un amore infinito per quanto faceva;
Il secondo tentativo – con un maestro greco che mi chiese
“sai chi è Appià?” ed io, figurati, leggevo Pinter e Tennessee Williams che ne potevo sapere di Appia?
occhio vitreo e il “maestro” che replicava “e allora non puoi fare l’attrice”-
e il secondo tentativo dicevo – con il maestro che era interno alla scuola –
non passai neanche la prima selezione.
Funzionava così: lui preparava quattro allievi
d’agosto, in privato.
Un milione. Non me lo posso scordare.
Poi passava il migliore, o forse uno a caso, o forse uno che lui segnalava.
Mi preparai un’estate.
Presero solo Alessio.
Era bravo. Lo meritava.
Al pari di noi.
feci di testa mia e andai alla Scaletta.
(la Scaletta, quella di Gianni Diotajuti e Antonio Pierfederici)
Nella giungla e fra le private
la Scaletta era la migliore.
lo capii dopo il provino con Gianni:
mi disse questa esse questa esse ‘e la si cura.
non fu il programma che mi convinse.
fu Gianni Diotajuti.
perchè gli lessi a qualche livello lo stesso amore che aveva spinto me.
perchè gli lessi una passione, un talento e un ascolto.
Perchè parlava con me.
e a me disse “questa esse e la si cura”.
Poi Tonino (Pierfederici) tirò sedie per tre anni.
Studiavamo 4/6 ore al giorno –
il metodo Costa, una materia tanto inutile quanto
incomprensibile che era la Psicotecnica
– torna nel grembo materno e guarda il terzo occhio –
(e – sempre a distanza – lei era con evidenza
“una vecchia attrice in cerca di un canonicato”
alla maniera di come una volta si faceva,
per cui forse doveva essere stata assunta per una qualche ragione umanitaria).
e poi il canto, e molti bravi professionisti,
e Gianni che prendeva i cappuccini
e Tonino che tirava le sedie.
Per me la Scaletta sono loro:
Gianni, Tonino, Marcello Bertini.
A. mi telefona:
dopo che gli ho spiegato a lui e alla mamma
che “se vuole fare l’attore”
posso restituirgli al più un anno orientativo.
Ma Metis non è scuola sua.
E’ un percorso orientativo.
Perchè se vuoi fare l’attore
devi
studiare 4/6/8 ore al giorno.
E devi studiare con gente
che questo mestiere lo ama davvero.
Ad A. dico:
chiamami.
Fammi sapere che ti consiglio.
la scuola che A.
mi rimanda chiede 3600 € Annui.
facciamo un conto orientativo.
circa 450 € al mese:
ottobre e novembre
due week end intensivi: il pranzo è compreso nel prezzo (grazie)
Poi a partire da dicembre
dalle 16.00 alle 20.00 una volta al mese.
Docenti che ti levi il cappello
e poi ti danno il diploma.
Dico ad A. d chiedere meglio:
magari è l’occasione della sua vita
ed io non c’ho capito la famosabenemerita
però fatti dire.
senza vergogna.
non avere vergogna a chiedere
“cosa mi date in cambio del mio milione?”
Perchè mio padre
quando tornò a casa
quella sera di fine agosto
mi disse:
E questi sono i risultati?
Ed io che in fretta –
ragione di vita o di morte-
gli chiesi 300 mila lire
per comprare la “Storia del teatro”
e conoscere finalmente Appia
che mi avrebbe fatto finalmente degna
di tanta sapienza teatrale –
gli dissi ” si papà. questo è il risultato”.
poi – fortuna – feci di testa mia.
mandai interiormente
a buona vita
i greci.
e trovai la mia strada.
In bocca al lupo A.