Ci eravamo lasciati con la sabbia e ci ritroviamo che è il mese di agosto.
Toh.
Di una estate al mare per ora - e ancora - non se ne parla, poi stasera a Roma è anche freddino e ho messo la coperta (durasse!).
In associazione in questi giorni succede che si incontrino gruppi di resistenza armata di condizionatori e spritz (alla bisogna) che discernono più o meno in libertà su chi fosse Crisippo. Stiamo lavorando alle Fenicie e a Cecità, ma alla Fenicie soprattutto: col cast di Cecità ci siamo fatti gli auguri di buon Ferragosto a fine Luglio perchè lo spettacolo è pronto.
Andiamo, spuntare alla voce : come fatto (ora).
Fenicie invece è complesso.
Non c'è neanche uno straccio di citazione di Vernant che mi/ci supporti.
Nulla.
Parla il testo.
E il testo parla di terra.
Di legami viscerali e parentali, (in primo piano, isolati, individuali) e di una città - Tebe - che sembra uno scenario sfondo in cui si consumano le più atroci e violente battaglie - il clima di assedio, l'esercito armato da Polinice che la circonda, la sospensione che sembra respirarsi all'interno delle mura in cui giunge l'eco della battaglia, l'eco di quanto potrebbe e sta per accadere, e insieme quel clima di attesa, spettrale, silente, di una ineluttabilità che è già nella maschera di Giocasta che Euripide vuole già in lutto, sin dalla prima scena, e che di contro alla tradizione - e tra i tanti rami che i miti ogni volta snodano - vuole ancora viva, e insieme in quel tentativo goffo di far riconciliare i fratelli, sospesa, immobile, di fatto una sorta di icona - intesa forse e proprio nel suo significato semiologico - credo - di realtà somigliante alla realtà, rappresentante - . Mi sono persa.
Di chiacchiera in chiacchiera questa immagine di Giocasta ha richiamato nel gruppo di resistenza una disquisizione in totale libertà sulla maschera, sul suo significato che sempre mi affascina - oltre ai vari e noti sensi - di testimone di una storia già scritta.
Solo Edipo (ma vado a memoria e quindi è quasi certo che sbaglio) nell'Edipo Re compare con una diversa maschera dopo essersi accecato gli occhi. Gli altri, portano già nei tratti il destino che avranno. E'una scrittura metateatrale che trovo piena di senso, quasi brechtiana. E qui non mi spingerei oltre.
Giocasta, le Fenicie, la Città.
C'è il tempo di Euripide (le vicende politiche di Atene),
c'è un coro di straniere,
c'è una città che in primo piano da sfigura sfondo emerge.
Tutto quanto si consuma sulla pelle di Tebe lo paga Meneceo, il figlio di Creonte:
contro il volere del padre, contro tutti quegli scontri individuali ed isolati che abbiamo visto agitarsi sulla superficie di una terra che sembra non significare più nulla per nessuno: per la terra ci si batte, per la terra si consumano violenze e vendette, e paradossalmente quella terra è salvaguardata unicamente da un coro di straniere, e da Meneceo che chiede di restituire alla terra quanto quella gli ha dato sinora.
E' un testo difficile Fenicie. E mi manca Vernant.
E poi in questo accanimento nel voler per forza contaminare i greci con citazioni moderne, il rischio di coro di fenicie uguale migranti è dietro l'angolo.
E a un certo punto in uno dei miei flussi di coscienza ho pensato anche a Tebe come a Roma. Roma proprio, sì, la mia città, in questo momento. Che è una terra bellissima. soprattutto adesso. D'agosto.
Fortuna che tanti pensieri li penso da me (si certo, poi li scrivo), eppure il Coro di Fenicie è un coro di donne libere. Non migranti. Non esuli dalla Siria moderna.
Poi c'è la terra.
Ci sono i rapporti che su quella si consumano.
C'è il debito antico che dovremmo alle radici.
Ecco. questo mi sembra Fenicie adesso.
Una grande, immensa e viscerale terra.
Intesa come madre. intesa come appartenenza.
Vai a sapere che parlavamo di sabbia.
Nel frattempo - per la cronaca - ho smontato e rimontato il sito 4 volte. Mi accingo al restyling associazione. Ho rotto tre costole a Nazzano e scrivo da una meravigliosa terrazza alla Magliana dove gli autoctoni non partono mai e cantano (giuro) Felicità di Al Bano e Romina al Karaoke proprio in questo momento.
Allego foto.
(e con un paio di lezioni wordpress tra poco vi beccate anche l'audio)
In alto i cuori Metis. In alto i cuori teatranti.