Se un giorno mi dimenticherai
di R. H. Garrido
Carrozzerie N.O.T.

- dal programma di sala:

Quest’inverno, con la nostra associazione MetisTeatro abbiamo dedicato il percorso di studi interamente alla drammaturgia moderna e contemporanea: una ricerca che ci ha permesso di conoscere, leggere e studiare una grande varietà di testi. “Se un giorno mi dimenticherai” di Raul Hernandez Garrido ci ha immediatamente colpito, sia per la forza potente della parola che riconnette la terribile vicenda dei desaparecidos al mito di Elettra ed Oreste, sia per la tragicità di fatti che non solo hanno un’eco ancora oggi, nella loro drammatica ripetibilità in altre parti del mondo, ma anche e soprattutto per la ferita ancora aperta dei figli rubati, sottratti alle famiglie biologiche, e che tuttora si stima – secondo le Abuelas e diverse organizzazioni umanitarie – siano almeno 500.

 

Qui, come nel mito, Oreste torna per vendicare la morte del padre. Ha per compagno e fratello Pilade, in uno scambio identitario che continuamente spariglia le carte, lasciandoci nel dubbio su chi siano realmente i personaggi. Una moderna Elettra, che – ci indica l’autore – potrebbe anche chiamarsi Ifigenia o Clitennestra torna da un passato di consapevolezza, con le sue valigie cariche di ricordi : vi abbiamo ritrovato il dramma delle madri di Plaza de Mayo, il dramma delle nonne, di quelle donne che ancora oggi cercano di riannodare le fila di destini così drammaticamente spezzati.


È stato un lavoro di particolare intensità che ha motivato tutto il gruppo alla ricerca, allo studio, all’approfondimento delle fonti. Un work in progress che pur definendosi in una linea stilistica data dalla regia ha trovato il suo nutrimento in questa orizzontalità che ha permesso a ciascuno di ancorarsi non solo emotivamente al lavoro ma di sentirne il carico di responsabilità.

Ci piace pensare che il teatro – nel suo significato forse etimologicamente più puro – come luogo da cui guarda lo spettatore possa essere letto per traslato come il luogo dello sguardo. Uno spazio prezioso, soprattutto in tempi così difficili, complessi e frettolosi, dove poter esercitare un pensiero critico, verticale, che tenga viva la memoria e che ci permetta di non assuefarci.

Scrive Garrido: «l’utopia non esiste, ma non dobbiamo abituarci all’indifferenza». Il teatro, oggi come non mai, ci sembra un luogo dove è possibile e necessario preservare questo sguardo.

[sul lavoro, le parole di Alessandra, attrice nello spettacolo]
Eccoci di nuovo con un’altra intensa esperienza teatrale.Un viaggio onirico e disperato che attraverso l’urgenza della memoria esprime contemporaneamente l’incessante ricerca della verità e la necessità dell’oblio. Un senso di profondo orrore, di abbandono nel bianco, di sollievo nel vuoto, nell’oceano…<<Yo cuidaré tu sueño>>. <<Tu?Quien eres tu?>> <<Un amiga>>. <<Te tendría que matar>>. <<Mírame a los ojos. Por qué matarme?Mírame a los ojos. Que ves?>> <<El océano>>. <<Y que más?>> <<Un hangar oscuro>>…<<Creo que pasa un tren por aquí.Que hoy pasará un tren. Llevo mucho tiempo viajando, viajando. Busco, no encuentro. Y sigo viajando. Su viaje también durará mucho. Tal y como el mío, hasta el final de los tiempos.>>

Alessandra Febo - interprete

 

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